
18 Mar La voce di NORISK SCF – Sentiment di mercato tra paura estrema e nuovi massimi dell’oro
L’incertezza oramai è la nuova normalità e finchè non vedremo il piano definitivo e concreto di Trump sui dazi aziende, consumatori ed investitori staranno un po’ alla finestra.
Per fortuna la data “target” dovrebbe essere il 2 Aprile, data nella quale scattano i “dazi di reciprocità”. In sostanza l’America si riserva di far pagare ad ogni paese che applica qualche tassa all’ingresso (o che aiuta in altro modo alcune categorie merceologiche e/o aziende specifiche) la stessa percentuale all’ingresso sul territorio US.
Quindi per fare un esempio: l’Italia su un prodotto X all’importazione da US applica il 3% di dazio e 22% di IVA. Ebbene un prodotto analogo che va dall’Italia agli Stati Uniti pagherebbe il 25%. Come questo possa avvenire concretamente ad oggi non si sa anche perché, come è evidente, ogni paese è forte in alcune esportazioni e meno in altre. Verosimilmente si andrà a colpire dove il danno è maggiore, ma lo scopo finale è chiaro: Trump vuole che tutto il resto del mondo spenda di più e che l’America spenda di meno.
Mi rimane solo un dubbio come migliorando la bilancia commerciale e chiedendo allo stesso tempo di comprare più treasury americani il dollaro si possa indebolire. A pensare male l’unica opzione è far scendere la borsa come sta avvenendo in queste settimane.
Di fatto una politica del dollaro debole è incompatibile con altri desideri di Trump, alla fine dovrà scegliere cosa perseguire e cosa no.
Sin qui abbiamo vissuto invece la strategia della confusione e degli annunci costanti: il modo peggiore di amministrare un paese.
L’università del Michigan, mensilmente, calcola il sentiment dei consumatori e come si può vedere dal grafico la fiducia sta calando velocemente.
Allo stesso tempo, aumentano i timori per un’inflazione in crescita e una disoccupazione in aumento: tutti segnali non positivi per l’economia americana.
Si parla spesso delle polemiche tra Wall Street e Main Street e di come Trump parli alla “gente” e non ai “banchieri”.
Peccato che:
- I consumatori sono anche i suoi elettori;
- In generale le famiglie americane investono nella borsa US in % molto elevate (superiori al 60%);
- I fondi pensione investono nelle aziende US quotate;
- I consumatori sono molto attenti ai costi del carburante, della casa, dei beni alimentari, della salute.
Faccio fatica a tirare una linea netta tra chi sia Wall Street o chi Main Street, se non parliamo di persone molto ricche che sono un mondo a parte.
La famiglia media americana fa la spesa da Walmart, compra azioni Nvidia e Tesla, magari ha un SUV Ford e paga un affitto mediamente elevato soprattutto se vive in una grande città. Non avendo un vero sistema di welfare pubblico inoltre deve pianificare attentamente le coperture per i propri rischi personali.
Aumenti dell’inflazione attesa, dazi e borsa calante toccano non poco la famiglia media.
L’incertezza crea danni a tutti, non solo ai sostenitori dell’altra parte politica.
Se vediamo il sentiment degli investitori, un po’ come per i vari indici dei consumatori, viene evidenziato uno scenario grigio dove, nel dubbio, si tirano i remi in barca e si sta a vedere.
Questo indicatore conosciuto come Fear & Greed Index e aggiornato costantemente dalla CNN business è una sintesi dei seguenti indici:
- Market momentum;
- Forza delle azioni e ampiezza;
- Put/call ratio;
- VIX;
- Performance bond/equity ultimi 20 gg;
- Spread tra bond HY ed IG.
La sintesi è che il mercato si trova in una situazione di “estrema paura”.
Statisticamente quando si compra azionario US in queste fasi si è sempre rivelata una scelta corretta. Gli indicatori di sentiment vanno letti in ottica contrarian.
E anche le pillole di saggezza del mercato: sii avido quando gli altri hanno paura!
Gli indicatori da soli, però, non sono sufficienti a capire il contesto nel quale operiamo: ci restituiscono solo dei numeri che vanno interpretati e calati nel contesto attuale. Un VIX a 30, ad esempio, può essere “tanto” in una fase di mercato e “poco” in un’altra.
La realtà attuale è che Trump e l’America sembra vogliano cambiare in profondità le logiche con le quali tutti noi abbiamo sempre operato.
In parole semplici, almeno a breve, occorre capire e digerire il rischio Trump.
E come lo dobbiamo fare noi, lo deve fare la FED che per ora continua a non dare segnali “veri” sui tassi futuri.
Chi invece conferma segnali chiari e netti sull’incertezza globale è l’oro.
Questo grafico, preso dal FT in un articolo sul metallo prezioso, ci fa capire come i massimi siano fatti per essere superati e che in un contesto tutto sommato di tassi sotto controllo e di incertezza valutaria il motto “old but gold” sia sempre valido.