La voce di NORISK SCF – Oro, S&P 500 e tendenze globali in numeri

Oro, S&P 500 e tendenze globali in numeri

La voce di NORISK SCF – Oro, S&P 500 e tendenze globali in numeri

Questa settimana ci sono diverse tematiche che vogliamo mostrarvi quindi meno parole possibili e più grafici saranno il filo conduttore del Punto di oggi.

Partiamo con un grafico a 2 anni tra andamento dell’oro (bene rifugio per eccellenza?) e S&P 500 principale indice mondiale per chi investa in azioni.

Grafico a 2 anni con l'andamento dell'oro e S&P 500

Direi che c’è poco da commentare, ma piuttosto sorge un dubbio: l’oro negli ultimi 2 anni è diventato un nuovo indice azionario? Quando ci sarà un calo della borsa americana si comporterà come bene rifugio o stornerà allo stesso tempo? La correlazione degli ultimi 24 mesi è impressionante.

Sulla borsa americana si legge sovente sui media e tra gli analisti che “sia cara” sulla base delle metriche conosciute (P/E, P/E forward, rendimento/rendimento dei bond).

Una cosa sola è certa: gli indici azionari devono “essere allineati” al trend di crescita/decrescita degli utili delle società che li compongono.

Grafico che confronta la crescita degli utili e l'andamento dell'S&P 500  negli ultimi 5 anni.

Il grafico che precede ci mostra a 5 anni la crescita degli utili (linea blu) e la crescita dello S&P 500 (linea bianca): dal Covid in avanti la crescita degli utili è quasi sempre stata “sopra” la linea del prezzo dell’indice: non pare quindi di poter dire che la forza della borsa americana sia stata casuale.

Possiamo discutere all’infinito sulle valutazioni di un paniere d’azioni, ma la logica di fondo è cercare di capire se gli utili aggregati crescano o decrescano.

Tali utili (o meglio ancora i flussi di cassa) vanno attualizzati ad un tasso free risk+ premio per il rischio. Ebbene gli utili ci sono, il tasso free risk sta scendendo (grazie alla Fed e/o alle attese sui tagli futuri) e non c’è quindi da stupirsi se l’America non stia rallentando affatto e non abbia mostrato segnali di affaticamento.

Il grafico che segue è un sondaggio fatto da BOFA sulle probabilità di recessione in US: ad Ottobre solo l’8% pensa che nei prossimi 12 mesi ci sarà un hard landing. Per carità le indicazioni vanno prese con le molle, le crisi (come le recessioni) arrivano da fatti NON conosciuti non da quello che è già sul mercato. Detto diversamente: le guerre non contano, l’inflazione è un ricordo e solo nuovi fattori NON sono prezzati dai mercati.

Grafico a barre che mostra le previsioni degli analisti sulla possibile evoluzione dell'economia globale nei prossimi 12 mesi, con percentuali per 'soft landing', 'no landing' e 'hard landing' da maggio 2023 a ottobre 2024.

L’America apparentemente è tutta rose e fiori anche se l’oro da un lato e i tassi in discesa dall’altro stanno inviando segnali contrastanti.

Cosa accade invece nella nostra UE?

In primo luogo, come ampiamente atteso, la Bce ha ridotto i tassi sui depositi dello 0,25% portando il costo del denaro al 3,25%.

Grafico a 5 anni che mostra l'evoluzione del costo del denaro nell'UE, da un tasso negativo nel periodo 2019-2022 a un aumento al 4% nel 2023.

Questo grafico a 5 anni ci ricorda come il costo del denaro in UE fosse negativo nel periodo 2019-2022 (prima parte del 2022) e dal -0,5% sia salito al 4% in pochissimo tempo. Ora siamo già a 3 tagli da 0,25% cumulati e la strada è segnata per ulteriori cali e prendendo per buone le indicazioni dei futures dovremmo arrivare intorno al 2% per la fine del 2025 (-1,25% rispetto ai livelli odierni).

Come si sta comportando la borsa europea rispetto a quella US? Come sta andando il trend di crescita degli utili?

Abbiamo scelto il Dax il principale indice tedesco per il nostro grafico.

Grafico che mostra l'andamento degli utili e dell'indice dal 2019 a oggi, evidenziando una divergenza nelle fasi finali del 2024.

Come si può vedere abbiamo avuto una maggior “irregolarità” tra il trend di crescita degli utili e quello dell’indice: in particolare in questa fase finale del 2024  gli utili stanno calando (linea blu) e l’indice continua a salire e questo non è un bel segnale dovesse durare.

In settimana sono uscite tutta una serie di trimestrali societarie con più luci che ombre e qui ne diamo una sintesi veloce:

  • LVMH: ricavi in calo (divisione principale moda e pelletteria -1%) a causa della Cina e del Giappone;
  • Netflix:+15% aumento dei ricavi e aumento dei sottoscrittori della piattaforma (5,1 milioni di nuovi utenti);
  • TSMC: utile netto nel trimestre oltre 10 miliardi di dollari ben oltre le stime del mercato;
  • ASML (sempre semiconduttori come TSMC): il titolo è venuto giù pesantemente dopo che i nuovi ordini sono scesi a 2,6 miliardi di euro contro più di 5 miliardi attesi;
  • Morgan Stanley, JPMorgan e Goldman Sachs hanno tutte dato dei risultati soddisfacenti mostrando una forte ripresa dell’investment banking e delle attività di trading.

Concludiamo il punto di oggi con i semiconduttori facendo vedere i due titoli che hanno riportato i dati in settimana (ASML e TSMC) vs l’indice SOXX.

Grafico che mostra il total return a 5 anni di TSMC, ASML e l'indice SOXX, evidenziando come TSMC abbia battuto l'indice e ASML.

Si può notare come il total return a 5 anni sia assolutamente positivo con TSMC che ha battuto l’indice e anche ASML. Non ho volutamente preso Nvidia altrimenti “non ci starebbe nel grafico”.

ASML è una società molto particolare perché di fatto è quasi monopolista in un segmento specifico: produce le macchine per fabbricare i vari chip (mentre TSMC a Taiwan è il principale produttore al mondo).

Grafico a 5 anni che mostra l'andamento dei titoli ASML e TSMC, con una divergenza significativa nell'ultimo anno, dovuta a un forte calo di ASML dopo la trimestrale.

Dal grafico a 5 anni si vede bene come i 2 titoli si siano mossi assieme per parecchio tempo e che nell’ultimo anno abbiamo preso strade diverse: alle stelle TSMC, in forte calo ASML dopo la trimestrale.

Andrea Boffa
andrea.boffa@norisk.it