La voce di NORISK SCF – Il ritorno di Trump e il caos globale: tra dazi, università e debiti pubblici

La voce di NORISK SCF – Il ritorno di Trump e il caos globale: tra dazi, università e debiti pubblici

Dopo qualche settimana di relativa calma Donald Trump ha ricominciato a minacciare i vari interlocutori.

La prima battaglia frontale è con l’università di Harvard dove sostanzialmente gli studenti stranieri non potranno restare perché è stato messo un divieto immediato per gli stranieri indipendentemente dalle rette che pagano.

Due giudici, per ora, hanno bloccato questo nuovo diktat della presidenza e, come per tante altre materie, i tribunali saranno intasati di ricorsi di ogni genere. La magistratura per ora è l’unica opposizione a Trump.

Trump del resto è convinto di non dover rispondere a nessuno se non agli elettori e che la cultura “woke” identificata con tutto quello che non “è MAGA” vada cancellata. Le famose università americane sono responsabili di insegnare ideologie sbagliate e permettere manifestazioni contro Israele.

La seconda dichiarazione pesante è stata contro l’Europa che è lenta, sfrutta US e ha un surplus commerciale eccessivo. Le negoziazioni, secondo Trump, non vanno da nessuna parte e quindi, dal 1 Giugno, dazi del 50% su tutte le merci europee sono inevitabili.

I mercati hanno stornato venerdì in Europa, ma vengono da mesi di forte performance rispetto agli Stati Uniti, in America sono invece poco mossi: tutti segni che la credibilità delle parole di Trump è bassa.

Come volevasi dimostrare Trump ha messo in stand by i dazi del 50% e ha parlato via Truth: ormai è da questo social che dobbiamo prendere le notizie.

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E infine anche Apple è stata toccata pesantemente: dazi del 25% su tutti i prodotti venduti in US se non fabbricati internamente. Tim Cook, il CEO di Apple, aveva annunciato che avrebbe fabbricato gli IPhone in India e non più in Cina pensando di aver risolto il problema.

Evidentemente NO: tutto deve essere fabbricato in US con quali persone non si sa e nemmeno con quali competenze. Per non parlare dei costi: quanto costerebbe un IPhone made in US? Quello che conta è la propaganda costante, la fattibilità di un progetto è secondaria.

Performance di Apple vs MAG 7 ultimi 3 anni

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Performance Dax vs S&P 500 YTD

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Per ora pare che la strategia di minacciare tutto e tutti abbia fatto solo danni all’America e l’incapacità, come i governi precedenti, di limitare il deficit di bilancio stia iniziando a creare non poche tensioni sui tassi a lungo termine.

Ad onor del vero, il problema del debito pubblico è stato evidenziato più volte nel corso degli ultimi giorni sia in Giappone che negli Stati Uniti.

Vediamo il Giappone che ha tassi ufficiali tendenti allo zero e che per fine anno sono attesi appena in area 0,65%.

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Peccato che con il ritorno dell’inflazione in Giappone sul mercato i tassi siano saliti su tutte le scadenze lunghe.

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Per contro in America i tassi ufficiali sono ben più alti di quelli in Giappone, ma anche qui i tassi di mercato sulla parte a lungo della curva sono in aumento.

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Ora i problemi sono due:

  1. In Giappone la BOJ possiede più del 50% dei titoli di stato giapponesi. Con i rialzi dei rendimenti di mercato i prezzi sono scesi fortemente. Questo significa che se tutti gli operatori finanziari dovessero mettere a bilancio il valore corrente dei bond le perdite sarebbero mostruose.
  2. Il Giappone è uno dei maggiori compratori di treasury americani, ma se i rendimenti dei titoli giapponesi salgono è possibile che si incominci a comprare bond a lungo giapponesi invece che finanziare US.

Se questo accade e in un contesto di tassi in salita, Trump non può che in qualche modo “obbligare” i paesi terzi di finanziare il tesoro americano.

Un chiaro indizio dei rischi tra Giappone e Stati Uniti è il tasso di cambio.

Guardate quanto si sta rafforzando lo Yen sul Usd: stiamo ritornando ai livelli dell’Agosto 2024 quando ci furono alcuni giorni di forti vendite sugli indici giapponesi e la “scoperta” del carry trade: finanziarsi in Yen per investire su valute ad alto rendimento.

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In sostanza, nella fase attuale più che guardare ai dazi occorrerà vedere come si muova il cambio dello Yen e chi/come verrà finanziato il debito pubblico americano a maggior ragione dopo la conferma/estensione degli sgravi fiscali e/o minori imposte del piano di Trump.

Quanti anni si può viaggiare al 6-7% di deficit e quanto è sostenibile un debito pubblico? La nostra attenzione si dovrà focalizzare su Stati Uniti e Giappone visto che l’Europa in questa fase storica pare non essere considerata rischiosa.

Concludiamo con le caratteristiche salienti del nuovo BTP Italia in emissione:

  • Indicizzato all’inflazione italiana FOI;
  • Rendimento minimo garantito: 1,85%;
  • Durata: fino a Giugno 2032 (con solito bonus se portato a scadenza).

Ricordiamo che è un titolo che permette di rivalutare sia il capitale che la cedola se le variazioni dell’inflazione sono positive, in caso di inflazione negativa si incassa solo il tasso minimo garantito.

Andrea Boffa
andrea.boffa@norisk.it