
23 Apr La voce di NORISK SCF – Crisi di fiducia nel dollaro: riflessi globali di una politica disordinata
La giornata di lunedì, festiva per gran parte del mondo, ha visto invece i mercati americani aperti.
Il risultato è stato un contemporaneo calo di borsa, treasury e dollaro con nuovi record dell’oro e denaro su franco svizzero e yen.
La cosa oramai che balza all’occhio è che le vendite sul mercato US sono guidate da una sfiducia su Trump e sull’America a causa di politiche incomprensibili.
Un presidente che non rispetta le pronunce della Corte Suprema, che licenzia a suo piacere funzionari delle agenzie più varie, che esce da tanti organismi internazionali e che un giorno sì e uno no minaccia Powell, il N.1 della FED di mandarlo a casa non è più espressione di un paese sviluppato ma di un paese emergente.
Di solito minacce ai governatori delle banche centrali arrivano da paesi come la Turchia ad esempio. In paesi come US, Europa le banche centrali possono essere criticate, ma nessuno, nel passato si è mai sognato di minacciare l’indipendenza della FED o della BCE o di togliere di torno un presidente che non rispettava i diktat della politica.
Qui il messaggio di Trump a Powell è chiaro: “devi abbassare i tassi velocemente o levarti di torno, se non lo fai ti sostituisco quando voglio”.
La concezione di Trump è quella di gestire gli Stati Uniti come se fossero una cosa sua e chiunque non lo segua debba essere eliminato.
In questo, davvero, non c’è differenza come approccio con Erdogan o Putin.
Non deve stupire quindi che l’oro continui a segnare nuovi record rispetto allo S&P 500.
Il problema dell’oro, come di tutte le commodities, è che sono denominate in dollari e quindi la svalutazione continua del dollaro incide, almeno nel breve, sulla performance in euro dell’oro stesso se non si è coperto il cambio.
Il grafico, in dollari, fa notare una cosa: nella crisi del 2020 e in quella attuale l’oro ha difeso i PF (un pò meno nel 2020, mentre oggi è la migliore asset class nettamente).
In mezzo al trambusto continuo causato da Trump ci dimentichiamo che la BCE, la settimana scorsa ha tagliato i tassi sui depositi al 2,25% e ulteriori tagli dei tassi sono attesi da qui a fine 2025.
In un contesto normale con tassi alti in US e bassi in UE avremmo dovuto vedere un apprezzamento del dollaro, ma invece sta avvenendo il contrario.
Per la prima volta nella storia si cerca di uscire dal dollaro, almeno in parte, ma per andare dove? La realtà è che NON esiste una vera divisa alternativa.
Non lo è l’Euro che non ha una vera unione politica alle spalle e non può essere la divisa cinese che non è espressione di uno stato liberale.
Qui di seguito il nuovo tasso sui depositi della BCE: 2,25%
Nel grafico che segue i tassi UE attesi per fine 2025: siamo in area 1,5%!
La continua deriva dirigistica di Trump, la scorsa settimana ha toccato pesantemente Nvidia: è stato messo un sostanziale divieto di export di chip per l’IA verso la Cina.
La società ha dovuto quindi prendere in carico 5,5 miliardi di dollari di svalutazioni visto che non potrà adempiere ai contratti in corso.
Come si vede dal grafico il prezzo di Nvidia, per ora, è sceso di più degli utili per azione attesi: il problema è che, molto probabilmente, con tutte queste distorsioni politiche gli utili attesi non sono più raggiungibili.
In condizioni come queste di continua incertezza e continua ingerenza il rischio politico è tale che il mercato “deve essere a sconto”.
Operativamente si può:
- Diversificare e ridurre il dollaro;
- Comprare azionario US con primi livelli di S&P 500 intorno a 4600-4800;
- Comprare azionario quando il cambio è tra 1,15 e 1,20 in prima battuta;
- In uno scenario di recessione indotta e di licenziamento di Powell verosimile vedere dollaro anche oltre 1,20 e S&P 500 intorno ai 4000.
Questa modalità operativa non è detto che si potrà effettuare e non è detto che il mercato scenda ancora: nessuno sa dove va il mercato.
Ma è corretto ipotizzare degli scenari in peggioramento e dei comportamenti conseguenti. Se così non sarà tanto meglio, ma se invece il ribasso proseguirà è giusto capitalizzare l’opportunità.
Qui di seguito il sondaggio sugli investitori di Aprile che fa vedere come i “bull” siano sempre vicino ai minimi storici.
Ci sono tantissimi indicatori di sentiment/tecnici sul mercato che indicano che “è ora di comprare”.
In particolare “le protezioni” quali oro ed opzioni PUT sono decisamente cari.
Resto dell’idea che la migliore strategia sia comprare se avvengono ancora dei ribassi e in un arco temporale di 6-9 mesi.
Questo perché Trump ora è in fase distruttiva, ma tra un po’ tirerà fuori la parte “costruttiva”: tagli fiscali, deregulation. Inoltre, non meno importante, l’anno prossimo ci sono le elezioni di mid term.
I Repubblicani possono arrivare nel 2026 con performance di borsa orrende, inflazione alta e nessun risultato concreto? Ne dubito: sarebbe un suicidio politico.
Come nota di cronaca, il governatore della California (dem) vuole chiamare in causa Trump alla Corte Suprema.
La materia del contendere sono i dazi che sin qui sono stati tutti decisi dal presidente senza passare dal congresso con ordini esecutivi richiamando di fatto una legislazione emergenziale che gli darebbe questo potere.
Non è così certo che ci sia una situazione eccezionale di minacce alla sicurezza nazionale che giustifichi stravolgere la vita dei cittadini senza passare dal congresso.
Seconda nota di cronaca: i Cinesi stanno rimandando indietro gli aerei ordinati dalla Boeing. Di fatto la Cina boicotta tutto quello che è americano.